In 30 milioni nel cratere di un vulcano

Città del Messico

È a 2.000 metri di quota. La terra su cui poggia si muove e trema di continuo. È nel cratere di un vulcano e prima era un lago. Nel sottosuolo corrono 13 linee della metropolitana. E ci vivono 30 milioni di persone. Questa è Città del Messico. Una meravigliosa contraddizione vivente.

Città del Messico è caotica e rumorosa, è un cavallo perennemente imbizzarrito e non si sa mai cosa capiterà dietro l’angolo. Per andare da una parte all’altra ci vogliono secoli e negli orari di punta si viaggia così stretti che è contro qualsiasi logica umana. Ma d’altronde la logica l’hanno inventata i greci, mica gli aztechi. La domenica c’è uno dei mercati più assurdi che abbia visto, nel quartiere cinese impazzano i dolci alla Nutella (che non ha neanche una briciola di discendenza messicana né cinese), nell’enorme piazza principale ci sono danzatori che di giorno fanno la cerimonia “limpia” ai visitatori e di notte giocano a palla tra di loro. Ci sono mercati così grandi che per uscire serve il navigatore. C’è una quantità smisurata di venditori di strada e di musei. Ci si chiede come possa esistere, e difatti dicono che prima o poi finirà con sprofondare. Vivendola, si ha la sensazione che qui tutto sia possibile, che tutto e tutti vi possano trovare la loro dimensione: i ragazzi con piercing dappertutto, le signore tatuate con capelli di tre colori, gli artisti scapestrati, gli innumerevoli mestieri che la gente riesce a inventare. Ci sono i venditori in metropolitana che per 10 pesos ti propongono penne che non si scaricano mai, merendine al cioccolato e occhiali da lettura; ci sono gli affittatori di bicilette al parco e di pedalò nei laghetti, le donne che preparano a casa tortillas ripiene di frijoles poi le mettono in un carrello della spesa o dentro una carriola e le vendono in giro. Ci sono biblioteche smisurate e murales che coprono interi quartieri. Ci sono le piste ciclabili e le biciclette pubbliche. Si vive per la strada e la musica è ovunque.

Dire che non ci volevo andare. Chissà che casino, pensavo. Infatti. Chissà che traffico. Infatti. E quanta gente. Infatti, infatti. Però, signore, che “mezcla”. Di odori, genti, cibo, rumori, pitture, calzini, banane, avocado, magliette fluorescenti, bancarelle con la gente che grida. A ogni angolo c’è qualcuno che fa da mangiare e qualcuno che mangia, qualcuno che chiacchiera o gioca a scacchi e qualcun altro che pulisce le scarpe o fa i massaggi. Qualcuno che vende oggettini di ogni sorta e qualcun altro che si fa tatuare. È letteralmente piena di umanità, di alberi altissimi e fiori che da noi starebbero nei giardini botanici e qui non se li fila nessuno tanto sono abituali. Di incensi dai profumi mai sentiti prima. La gente si siede dappertutto, panchine, bordi di strada, gradini del metrò; i marciapiedi sono tutti occupati (e sono tanti, giuro). Mangiano panini di cento tipi e ognuno ha il suo nome, nessuno è semplicemente un panino: con il nopal e il formaggio, con i fagioli e la carne, con i gamberetti e i fiori di zucca. Io non so cosa sia, magari c’entra il fatto di essere nel cratere di un vulcano, magari è la discendenza antica, magari è che il Messico è follia: sia quel che sia, questa città è una ricarica di vita, una trasfusione di colori, un’esplosione. Di tutto. 

I MIEI CONSIGLI sono parziali e non hanno nessuna pretesa di esaustività. Sono suggestioni e piccole scoperte. Città del Messico è talmente grande che non saprei proprio come descriverla tutta: per questo ho deciso di concentrarmi su alcune tematiche. A voi di andare alla scoperta del resto.

Due mercati più un quartiere

Nota: state all’occhio a borse, zaini, portafogli e cellulari nei mercati. I due che descrivo hanno cattiva fama, però sono tra i miei preferiti. Andateci durante il giorno, non quando fa buio.

LA MERCED, quotidiano. Sterminato. Dentro al mercato c’è anche una fermata della metropolitana. Ci si trova di tutto, gli articoli sono divisi per settori: banchi e banchi di dolci, di magliette stampate, di decorazioni per feste e compleanni. Ci sono dentisti, parrucchieri, venditori di dvd porno, di scarpe da ginnastica, di pentolame, comprese le macchinette per fare le tortillas; ci sono interi corridoi di fiori di plastica, di borsoni e cestini, di incensi, candele, erbe medicinali e integratori alimentari per far venire i muscoli. Più i banchi di frutta e verdura, di carne e pesce, di uova e formaggi, di mole e chile.

LAGUNILLA, domenicale. Ci si trovano antiquari, venditori di abiti da cerimonia (matrimoni, feste dei 15 anni, abiti da toreri…) e vestiti di seconda mano. È pieno zeppo di locali dove mangiare e bere, ciascuno corredato da uno o più suonatori attaccati ad altoparlanti portatili; in quelli che non hanno la musica dal vivo grandi casse mandano ritmi tecno a tutto volume. Chiassoso, allegro e molto, moltissimo sopra le righe.

Nel centro storico, il rettangolo formato tra calle Soledad, calle Loreto, Republica di Guatemala e San Marcos. Non è un mercato ma una zona: una zona commerciale divertentissima ed economica, un gran casino di botteghe di cosmetici, abiti per varie occasioni (da quelli da sera alle divise per infermiere), oggettini da pochi pesos, pezzi di ricambio idraulici ed elettrici, un sacco di calzini colorati, borse, zainetti, bambole e bambolotti, pelouche, portafogli, portachiavi. Nel mezzo, naturalmente, musica e cibo di strada variegato e piccante

Musei

Di Città del Messico si dice che sia la città con più musei al mondo: non so se sia vero, quel che è certo è che l’offerta museale è notevolissima. E a questa si aggiunge una serie di palazzi storici che ospitano mostre temporanee (di norma gratis) che spesso hanno pitture murali lungo tutto il perimetro interno. Ecco una selezione tra i miei preferiti.

Museo Nacional de Antropologia. Si dice che sia il più visitato di tutto il Paese, lo trovate su ogni guida ma non potevo non indicarlo: assolutamente imperdibile! Enorme, ospita reperti, sculture, monumenti precolombiani provenienti da tutto il Messico.

Palacio de Bellas Artes. Gratis la domenica. Teatro e museo, una bella costruzione che ospita all’interno una serie di affreschi dei famosi muralisti del secolo scorso: Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco. Il teatro si può visitare (biglietto a parte rispetto al museo), io però consiglio di procurarsi all’ingresso o su internet il programma delle attività, ce ne sono di vari tipi e per tutte le tasche, dai concerti al balletto fino all’opera.

Templo Mayor. Laterale allo Zocalo, cioè l’immensa piazza principale. Secondo la cosmogonia azteca questo era il centro del mondo: difatti qui fu costruito il monumento più importante dell’Impero azteco, la piramide di Tenochtitlan. Esterno: si percorrono i resti della piramide, interessanti secondo me più per la loro storia che per il loro attuale valore, perché del grande edificio resta assai poco. Interno: splendido museo che oltre a ospitare sculture, sepolture e reperti archeologici regala al pubblico il monolite di Coyolxauhqui e un grande bassorilievo raffigurante la dea azteca della terra.

Museo de Arte popular. Gratis la domenica. Divertente e colorato, quattro piani che mettono di buon umore. Animali fantastici, alberi della vita decoratissimi, maschere, raffigurazioni della morte in varie versioni: dai banchetti di morti agli scheletri che vanno in bicicletta.

Palazzi storici

Palacio Nacional. Necessaria prenotazione, visita guidata gratuita di un’ora. È l’enorme palazzo presidenziale che si affaccia nello Zocalo. All’interno, bellissimi affreschi di Diego Rivera che illustrano l’intera storia messicana.

Secretaria de Educacion Publica (SEP). Gratuito. È l’ex-convento dell’Immacolata Concezione, edificio della fine del XVI secolo su due piani e con molti cortili. Al piano terra, murales di Diego Rivera che narrano per immagini scene di vita quotidiana e lavoro, con raffigurazioni di venditori di fiori, donne con cesti di frutta sulla testa, minatori e contadini. Gli affreschi del primo piano invece sono a contenuti politico: Emiliano Zapata e la rivoluzione, i movimenti sociali con i loro rappresentati; c’è anche Frida Khalo.

Due quartieri dove rallentare

Coyoacan e San Angel. Vicini e differenti, accomunati dalla presenza di Frida Khalo e Diego Rivera. Accomunati anche dal verde: alberi, giardini, piazze frondose e cinguettanti di uccellini e scoiattoli argentati li rendono una meta rilassante e gradevole, due zone dove “staccare” quando la città si fa troppo affollata.

Coyoacan: la piazza principale (lo Zocalo) è assai animata; qui c’è anche il mercato di artigianato. Da lì consiglio di girovagare a caso: case basse e colorate, piazze alberate su cui affacciano chiese e fontane, centri culturali e librerie. Coyoacan ha un’atmosfera da paese; difatti, fino al secolo scorso era un villaggio, è solo con l’espansione urbana che è entrato nella cerchia della grande capitale. Qui nacque Frida Khalo: nella Casa azul, che oggi è un museo ed è sempre piena di turisti.

San Angel, dove si trovano le case comunicanti di Diego Rivera e Frida Khalo, ha un’atmosfera molto più benestante rispetto a Coyoacan: ville eleganti, strade contornate di verde, molto silenzio (una rarità in Messico). Consiglio, in particolare: plaza San Jacinto e dintorni, compresa la Casa del Risco (gratis) con la fontana decorata di maioliche e madreperle nonché le vie nei pressi del Museo casa e studio Diego Rivera y Frida Khalo (chi ha visto il film “Frida” riconoscerà il luogo).

E infine: mangiar camminando, ovvero tortillas, patatine e dolcetti di strada. Perché in Messico si vive all’aperto.

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