I mercati di Israele
Le migliori calorie che si possano immaginare. E mangiare
Una volta ho compilato la mappa del mio Paese ideale, di una patria che congiungesse il meglio di quello che ho visto, mangiato, vissuto, condiviso.
Il mio Paese d’invenzione avrebbe la vivacità culturale di Parigi, nevicate come sulle Alpi, ma non più di un paio di settimane all’anno, sarebbe allo stesso tempo di fronte al mare, avrebbe servizi efficienti come a Singapore, forme della religione chiassose come nei templi dell’India e abiti colorati come in Senegal. Di notte si alternerebbero i cieli d’Australia e quelli di Mongolia. Quanto alle colazioni, Israele.
Israele, senza se e senza ma.
Le migliori colazioni di tutti i miei viaggi.
Per tradizione quello della mattina è il pasto più importante della giornata, mi dice la mia amica Alex mentre prepariamo la tavola a Mitzpe Ramon, nel deserto del Negev. È così dai tempi dei kibbutz e lo si può capire, per lavorare in campi spesso presi in prestito al deserto occorrono determinazione e calorie. Così, ogni mattina, riempiamo il lungo tavolo d’ulivo di piatti, ciotole e caraffe, ci mettiamo cesti di pane, vassoi di olive verdi e nere, terrine di shakshuka con le uova, insalate di pomodori, cetrioli, peperoni e ravanelli, contenitori di bulghur condito con prezzemolo e melograno; portiamo yoghurt acido, tahini mescolata con limone e aglio, felafel, hummus e babaganoush che così buoni non li ho mai mangiati; di dolce ci sono halva, miele e marmellata, c’è la frutta e ci sono infusi, tè, caffè e spremute di arancia e di melograno.
Con tutto questo ben di Dio dura un’eternità, la colazione: l’ho detto, è il pasto principale, normale che si allunghi, che ci si serva due volte, magari pure tre mentre ci si scambino chiacchiere e pensieri.
E poi ci sono i mercati.
In Medio Oriente i mercati sono un’apoteosi.
I miei preferiti? Mahane Yeouda a Gerusalemme e Carmel a Tel Aviv.
Posti da girare e girare e assaggiare tutto, posti dove le ricette del Medio Oriente incontrano gusti polacchi e russi perché in Israele alfabeti, migrazioni e tradizioni si fondono e capita di trovarsi a mangiare hummus mescolato con le barbabietole. Apoteosi di gusti, colori e ressa, di venditori che ti ammaliano in vie strette come corridoi e di compratori di ogni forma e dimensione con gli avambracci ingombri di sacchetti di ogni forma e dimensione.
Ci si trovano kiwi, ananas e meloni disidratati, pile di datteri e mandorle, corone di fichi, torte di halva in decine di varianti, centrifugati, polpette, piramidi di spezie, paste ripiene di crema pasticcera, focaccette di zaatar, pasticcini al pistacchio e noci, triangoli di frolla ripieni di formaggio acido, erbe aromatiche per fare gli infusi. E, naturalmente, frutta e verdura, macellerie e pescherie: che mercati sarebbero altrimenti?
Nei mercati ho passato ore che sono diventate giorni: ci sono andata di sera quando oltre ai compratori c’è un sacco di gente che mangia, chi sugli sgabelli di caffè e ristoranti che spuntano qua e là, chi con un panino in una mano e una bibita nell’altra; ci sono andata il venerdì pomeriggio prima che inizi il riposo di Shabbat; ci sono tornata la mattina dopo e non c’era nessuno perché, appunto, il sabato è tutto chiuso. Così ho scoperto i corridoi non sono poi così stretti, senza gente. Ho scoperto, anche, che ogni saracinesca è dipinta: profili di donne con i capelli a spazzola e gli occhiali, vecchi con i riccioli bianchi, ragazze con il capo coperto e giovanotti con la pelle color caramello bruciato. Chissà che farsi dipingere il volto non sia il modo di salutare i passanti minuti nel tempo del riposo; per dire loro: oggi non ci siamo ma per la spesa, gli sfizi, gli scambi di battute, come sempre, ci incontriamo qui domattina.
NOTE PRATICHE
*** VISTO ***
Per entrare in Israele è necessario avere il passaporto con almeno sei mesi di validità. All’arrivo viene rilasciato un visto valido per tre mesi: è un foglio da conservare fino alla partenza, quando ne verrà rilasciato un altro. Questo affinché non vi siano problemi per il viaggiatore qualora volesse successivamente visitare un Paese nemico di Israele (che potrebbe negare l’entrata qualora vedesse stampato sul vostro passaporto il segno del passaggio in Israele). Attenzione: se avete visti di Paesi quali Iran, Iraq vi potrebbero fermare in dogana per lunghi ed estenuanti controlli e interrogatori.
*** COME ***
L’aeroporto di Ben Gurion è ben collegato con le città principali. Un’efficiente rete di autobus e di treni porta direttamente nella maggior parte delle località, tra cui naturalmente Gerusalemme e Tel Aviv. Gli orari sono indicati su Google Maps.
Consiglio di acquistare la tessera per i trasporti Rav Kav, è ricaricabile e può essere usata su tutti i mezzi, urbani ed extraurbani. Con la stessa carta si possono prendere, per esempio, il tram a Gerusalemme, l’autobus a Tel Aviv e i treni a lunga percorrenza.
*** QUANDO ***
Ogni stagione va bene per visitare Israele. Nei mesi invernali nell’area settentrionale piove parecchio; a Gerusalemme, che si trova a 800 metri di quota, può fare freddo. A Tel Aviv il clima è più mite. Le estati sono infuocate in tutto il Medio Oriente. Per un’esperienza diversa, andateci in occasione di una delle feste ebraiche: Pesach, la Pasqua, magari, o Channukkah, la Festa delle Luci.
Tenete presente che ogni settimana il Paese intero si ferma per Shabbat, il riposo che inizia nel pomeriggio del venerdì e finisce nel pomeriggio del sabato. Quando dico che il Paese intero si ferma, intendo proprio tutto: negozi, mezzi di trasporto, ristoranti, musei, treni. Organizzatevi bene per tempo. se vi doveste trovare a Gerusalemme durante lo Shabbat, e se volete vedere una fiumana di persone in preghiera, andate nel giorno di sabato al Muro del Pianto, dove si addensano migliaia di persone.
*** DORMIRE ***
Consiglio gli ottimi ostelli della catena Abraham. Offrono differenti opzioni: letti in camerata, stanze private e famigliari; l’ambiente è vivace, il personale disponibile e preparato; organizzano anche escursioni ed eventi.