Andare per isole
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Grecia per amore, Grecia con amore, Grecia per il blu del mare e il bianco delle case. L’anima marina del Geco ha una passione sfranata per le isole della Grecia. Che siano le Cicladi, le Sporadi, quelle del Dodecaneso, quelle affacciate alla Puglia o quelle che non ho ancora capito a che gruppo appartengano, le isole greche per me significano libertà, essenzialità, bellezza, profumo di timo, capre, abbuffate di mare, fotografie, libri. Insomma, amore. Insomma, vita. Partite con noi per scoprire un pezzetto di Grecia, tra navi vecchiotte e sentieri tra i vigneti, tra porti assolati e baie indimenticabili.
La meta di quest’anno è stata il Dodecaneso. O meglio tre isole del Dodecaneso, di quelle piccole: una un filo più grande, le altre così minuscole che si può fare il periplo in un giorno. A piedi. A volte mi prende la voglia di isole piccolissime, che in Grecia spesso regalano la possibilità di camminare per andare nelle spiagge e nelle calette. E a me camminare piace: che sia in montagna, in collina o davanti all’Egeo. Da molti anni cammino nelle isole della Grecia: devo dire che alcune si sono dotate di una buona rete sentieristica. In altre si devono usare un po’ di più la fantasia e il gps. In ogni caso, il viaggio lento e green in Grecia si va diffondendo, certo la cerchia di noi che ci mettiamo gli scarponi nelle isole è minuscola rispetto ai vacanzieri in sandaletti, però è un piacere condividere percorsi tra timo e alberi di fico con altri camminanti.
Inizio il mio viaggio da PATMOS. Patmos è una delle più settentrionali tra le isole del Dodecaneso. Si trova a sud di Ikaria e a nord di Kos, per arrivarci dal Pireo ci vogliono circa 8 ore. E’ chiamata “Gerusalemme del Mediterraneo” e ha una forte impronta mistica, che si miscela con la vena tranquilla e spensierata dei suoi abitanti e di chi sceglie di trascorrervi le vacanze. Quest’impronta risale all’antichità: dice la tradizione che nel I secolo d.C. l’apostolo Giovanni fu esiliato quaggiù dall’imperatore Domiziano. In una grotta, San Giovanni ebbe delle visioni e scrisse il “Libro della Rivelazione”, l’ultimo libro della Bibbia. La Grotta della Rivelazione è aperta al pubblico e visitabile. Oltre alla grotta, nell’isola ci sono numerosi monasteri: alcuni recenti, altri antichi, alcuni grandi, altri minuscoli. Il più famoso è il monastero di San Giovanni, che da fuori pare un castello e dentro si perde tra cortili, chiostri, fiori, candele e affreschi. Nel monastero c’è un museo che per me è stato emozionante e inaspettato: lì mi sono trovata di fronte a testi sacri pubblicati niente meno che nel 1500. Si tratta di testi miniati pubblicati a Venezia da Aldo Manuzio. Un colpo al cuore per me, appassionata di storia.
ARKI è minuscola, anzi minuscolissima: l’isola più piccola in cui sia mai stata in Grecia, neanche 8 chilometri di lunghezza, praticamente uno scoglio. E che scoglio! Si trova di fronte a Patmos, con la quale è collegata regolarmente: le separa meno di un’ora di mare. Ad Arki ci sono: una sola piazza, sulla quale si affacciano due taverne colorate; un minimarket così “mini” che se lo cercate su google ve lo indica come “small”; un certo numero di stanze dove alloggiare, un certo numero di barche, divise in tre categorie: quelle dei diportisti, quelle dei pescatori e quelle decorative, fatte dagli isolani – immagino – nei mesi d’inverno, quando conviene avere un hobby in testa e tra le mani, perché divertimenti qui non ce ne sono. La gente vive di pesca e, nei mesi estivi, di turismo, di sera ci si trova nelle taverne a chiacchierare. Fine, non c’è altro. Perché Arki? La prima risposta è il turchese assoluto delle sue acque. La seconda è la pace, assoluta pure lei, per lo meno in giugno. La sera gli unici suoni sono solo quelli dei campanacci delle tante capre che abitano l’isola: ad Arki ci sono più capre che esseri umani, questo è poco ma sicuro.
LIPSI è un’isola che si sente nominare dalle nostre parti. Qualcuno la chiama “l’isola degli italiani”, perché un certo numero di nostri connazionali ha la casa o ci si è trasferito. Era da tempo che ci volevo andare ma esitavo, tirata tra due opposti: la curiosità per un posto di cui avevo letto acque cristalline e bei paesaggi mossi dalle vigne e, dall’altro lato, il timore di trovarmi in un ambiente diventato alla moda, troppo per i miei piedi impolverati. Quello che ho trovato mi ha stupito. Lipsi ha molti volti. Di certo attrae una notevole quantità di persone, di certo vive di turismo, la maggior parte delle costruzioni del paese sono per i turisti. E di certo ha un grande fascino, sentieri a picco sul mare, un’acqua trasparente che è la fine del mondo, monasteri incastonati nella roccia, alberi solitari e ritorti che crescono tra le scogliere. È andata a finire che Lipsi mi ha incantata. Tanto da metter via le perplessità e tirare fuori la macchina fotografica. È un’isola, a mio parere, da piedi (l’ho detto, a me piace andare a piedi): è bellissima da scoprire camminando, i sentieri si trovano anche se non sono segnati, parola mia che sono una che di solito si perde. È anche, e infine, un’isola da scoprire al di fuori delle rotte affollate di luglio e agosto: andateci in giugno, andateci in settembre e state a guardare le composizioni che creano i gabbiani, che all’ora del tramonto volteggiano a gruppi di decine. Poi si posano, poi giocano con il vento, poi si rincorrono, poi si richiamano
GAVDOS, un avamposto greco di fronte alla Libia. Che a dire il vero non fa parte del Docanneso (però fa parte della Grecia del Geco estate 2021!). Dov’è Gavdos? È un’isolina a sud di Creta, cosa che ne fa il punto più meridionale di tutta la Grecia. Un posto più vicino a Tobruk, in Libia, che ad Atene: e si sente, e si vede. Si sente nel caldo del sole e della sabbia che scotta i piedi, si vede nella vegetazione bassa di arbusti che si perdono in un sabbia fine fine. Gavods: un’anticamera di quel deserto che inizia qualche centinaio di miglia più a sud. Pochi abitanti, poche strutture, qualche taverna e minimarket, sole praticamente sempre, traghetti che se c’è mare grosso non partono. Qualcuno la definisce “Grecia estrema”: in effetti. Io ci sono andata come fanno tutti, laggiù. O se non tutti, molti: con un’amaca, una tenda, un paio di libri, i sandali e un pareo. Altro non serve.
NOTE PRATICHE
*** DOVE e COME ***
Patmos, Lipsi e Arki si trovano nel Dodecanneso settentrionale. Patmos è collegata con Atene (Pireo), ci vogliono circa 8 ore e le navi sono frequenti. Per raggiungere Arki si deve fare scalo a Patmos e prendere una barca più piccola. Lipsi si raggiunge sia dal Pireo, sia da Leros e da Patmos. Per gli orari si può consultare il sito: www.ferryhopper.
Gavdos è collegata con Creta da due porti, nella parte meridionale: Paleochora e Kora Sfakion. Ho faticato a trovare informazioni attendibili circa gli orari dei traghetti: consiglio di informarsi direttamente a Creta e di tenere un paio di giorni di margine, soprattutto per il rientro: in caso di forti venti, infatti, le barche non partono
*** SULLE ISOLE ***
A Patmos ci sono autobus pubblici e servizi di noleggio di auto, motorini e biciclette (anche elettriche). Lipsi e Arki non hanno servizi pubblici: ad Arki non servono perché le spiagge sono raggiungibili con camminate di 45 minuti, mentre a Lipsi chi non ha voglia andare a piedi può noleggiare motorino o auto. Anche a Gavdos c’è qualche noleggiatore e un servizio navetta che collega con le principali spiagge (gli orari sono affissi sull’autobus stesso).
*** CLIMA***
In generale in Grecia il clima è mite. A Gavdos, situata nell’estremo sud d’Europa, in luglio e agosto fa veramente caldo. A settembre e ottobre si sta benissimo, così come a maggio e inizio di giugno.