Colombia avanti tutta

Bogotà, il Parco Tayrona, le sculture di San Agustin, la Valle di Cocora

Ci è molto piaciuta, la Colombia. Una nazione con una storia recente tragica e violenta ma che cerca con tutte le sue energie di dar vita a un presente e a un futuro fatto di colori, musica, arte, allegria, buon cibo, buena honda. E lo fa senza dimenticare il passato. ASCOLTA IL NOSTRO PODCAST SULLA COLOMBIA!

È una nazione con una grande varietà: dalla Cordigliera delle Ande al mar dei Caraibi, dai fiumi lunghi migliaia di chilometri alle vallate verde smeraldo, si apre in paesaggi che lasciano addosso una grande sensazione di bellezza. Il paese è prevalentemente agricolo: viaggiando si attraversano campi e campi di canna da zucchero (dalla quale si estrae la panela, lo zucchero bruno che noi conosciamo come mascobado), di banani, di manghi. E coltivazioni di caffè, i cui alberi si arrampicano spesso per colline ripide e scoscese. Ci sono cittadine coloniali molto ben conservate, come Mompos, dove si dice che Gabriel Garcia Marquez abbia tratto l’ispirazione per scrivere il suo memorabile Cent’anni di solitudine, o Villa de Leyva, che ha una piazza che riporta indietro nel tempo di 500 anni. Ci sono città grandi difficili da leggere, come Medellin, un tempo la più pericolosa del paese e di certo non bella: eppure, è interessante percorrerne le strade e la storia recente, magari facendosela raccontare da associazioni di giovani impegnati nella condivisione e promozione del territorio (Real city tours). Ci sono città il cui centro bellissimo è oggi in un museo a cielo aperto: è il caso di Cartagena de Indias, fondata nel XVI secolo; anche se purtroppo il turismo eccessivo la sta snaturando. C’è la capitale, Bogotà, a 2600 metri di quota, dove impazzano le biciclette e la chicha, la bevanda alcolica derivata dalla fermentazione del mais. La vita di strada di Bogotà è continua e ininterrotta, è un miscuglio di venditori di qualsiasi cosa, dagli occhiali da sole cinesi alle borse fatte a mano dagli indigeni; a ogni angolo ci sono musicisti, ballerini, bancarelle che preparano hamburger, snack, patate con la carne, spremute, frullati.

Di questo paese così grande e così vario abbiamo scelto di raccontare alcuni luoghi, mescolando ambienti e proposte: mari, monti, muri, archeologia. Ovvero: il Parco Nazionale Tayrona, i muri dipinti di Bogotà, le palme della cera nella Valle di Cocora, le antiche sculture di San Agustin. Più due curiosità, una artistica e l’altra culinaria. C’è molto altro da scoprire: con questo brano e con queste foto, speriamo di farvi venire voglia di comprare un biglietto e andare a incontrare questo Paese e le sue genti.

I muri dipinti di Bogotà

In tutta la Colombia si incontrano pitture murali: i colori piacciono davvero tanto in questa parte di mondo. Molte strade della capitale sono opere d’arte: noi abbiamo scelto tre aree. La Calle 26, il Distrito Graffiti e il Callejon del Embudo e dintorni.

L’avenida Calle 26 (foto righe 1 e 2) è uno stradone di 20 km a più corsie, si alza e si abbassa, si chiude in sottopassaggi e le auto rimbombano (tranne la domenica, quando viene interamente chiuso e trasformato in pista ciclabile). E’ la classica avenida che si attraversa con il filobus respirando cemento. Con, però, l’aggiunta della fantasia: gran parte della calle 26 infatti ha dipinti murali. Così quel viaggio in filobus diventa un’occasione per guardare dipinti che vengono rinnovati di continuo. L’idea è del comune, che ha pensato di lasciare spazio alle bombolette dei giovani per rendere meno brutta la lunga via che collega l’aeroporto con il centro della capitale. Trasformandola così in un tappeto di storie d’arte moderne.

Il Distrito graffiti (foto righe 3 e 4) è in una zona periferica e industriale. Una brutta zona, di quelle con le stradone a scorrimento veloce. Ma c’è un ma: proprio qui l’amministrazione pubblica ha deciso di avviare un progetto di arte murale e riqualifica urbana. Fabbriche e stabilimenti sono ancora in funzione, fornitori e operai entrano ed escono, i secondi di norma in bicicletta: però mattoni cancelli e comignoli sono tutti colorati.

Il Callejon del Embudo (foto righe 5 e 6) e le strade limitrofe, nel quartiere storico della Candelaria. Oltre a guardare i muri, questo è un posto da vivere: ci sono locali, venditori di strada che offrono la chicha, artisti che ballano, cantano, fanno performance di circo, vendono gioielli fatti a mano. E c’è sempre un sacco di gente festosa.

Il Parco Nazionale Tayrona

Un angolo magico nella costa atlantica, con distese di sabbia dorata orlate di palme da cocco sullo sfondo di una fitta foresta pluviale. Alle spalle c’è la Sierra Nevada de Santa Marta, la catena montuosa costiera più alta del mondo. Lo si visita a piedi o a cavallo: niente rumori di auto, taxi, motociclette. Noi ci abbiamo passato quattro giorni; vale assolutamente la pena restare a dormire, perché mentre di giorno può risultare alquanto affollato, la sera la maggioranza dei turisti esce e va a dormire in una delle strutture fuori dal parco. Ci sono varie sistemazioni per varie fasce di prezzo: noi, che stiamo sempre attente al budget, abbiamo optato per il campeggio. O meglio: abbiamo affittata un posto amaca (Fra, che aveva la sua amaca) e affittato l’amaca (Giulia, che non aveva l’amaca). Le sistemazioni sono decisamente spartane, è come stare in un ostello, solo che al posto dei letti ci sono le amache: lo abbiamo trovato molto divertente. Che fare nel Tayrona? Bei sentieri e bellissime spiagge, quindi grandi camminate e grandi bagni. Pas mal, che dite?

Note pratiche. La mattina, l’ingresso principale è sempre affollato di gente in fila, quindi prima si arriva prima si entra. Le notizie che si trovano online sono un po’ confuse, invece è tutto molto semplice. Si arriva, si comunica quanti giorni si resterà, si paga (contanti o carta di credito), si entra. Per chi resta più giorni: bisogna prenotare prima, anche solo contattando le strutture o i campeggi tramite whatsapp (qui trovate gli alloggi parco). Dentro il parco cibo, bevande e acqua sono molto cari: abbiamo conosciuto famiglie colombiane che si fermavano una settimana e che hanno caricato sui “cavalli a noleggio” (si trovano all’ingresso) attrezzatura da campeggio e provviste. Ci è sembrata una buona opzione: a noi non è venuto in mente e ci siamo caricate gli zaini come somare.

I faccioni di pietra del sito archeologico di San Agustin

Iniziamo dalla storia. E dalla geografia. Il Parco archeologico di San Agustin si trova nella cordigliera centrale e orientale ed è uno dei siti più importanti della Colombia. Le sculture che lo compongono, datate tra il 600 e il 900 dopo Cristo, sono megaliti con figure animali e antropomorfe: alcune hanno fattezze realistiche, altre sono più simili a mostri mascherati. Circa cinque millenni fa, due civiltà primitive dimoravano nelle valli adiacenti dei fiumi Magdalena e Cauca. Divise da picchi invalicabili, queste comunità si spostavano soprattutto lungo i fiumi, le cui sorgenti si trovavano nei pressi di San Agustin, a diversi giorni di marcia l’una dall’altra. Le due civiltà si incontravano regolarmente in questa zona per mercanteggiare, pregare e seppellire i morti. Di questi capolavori sono pervenute oltre 500 statue sparse in un’area molto vasta di colline verdi. Fino a questo momento, non si è scoperto molto altro delle comunità di San Agustin, un mistero che si spiega anche con il fatto che non avevano un linguaggio scritto e che scomparvero molti secoli prima dell’arrivo degli europei.

La panela: zucchero scuro di canna

Nei giorni che abbiamo passato a San Agustin abbiamo intercalato archeologia e camminate: la valle scavata dal fiume in cui si trovano i reperti è bella da camminare. Un giorno siamo capitate per caso in uno stabilimento che prepara la panela: c’era l’intera filiera, dalle cataste di canna da zucchero al confezionamento di panetti di zucchero bruno. Ospitali come sempre sono i colombiani, i proprietari ci hanno fatte entrare, ci hanno fatto assaggiare qualche pezzettino di zucchero ancora caldo, che aveva una consistenza tipo caramella mou, e ci hanno spiegato che viene confezionato in stampi e poi venduto in panetti solidi anzichè in polvere perché così si conserva di più.

Le palme più alte del mondo 

In Colombia c’è un villaggio di nome Salento. Ma sta a 2000 metri di quota e tra i monti, non al mare come alle latitudini italiane. Da lì parte la Valle di Cocora (nel Parco Nazionale Los Nevados), dove si possono fare un sacco di camminate per valli e torrenti attraversando ponti di legno precari e campi di caffè, accompagnati da uccelli colorati, pini, prati verdi, fiori arancioni e dalle palme più affusolate e spilungone che ci siano. Si chiamano “palme della cera”, sono l’albero nazionale della Colombia e possono raggiungere i 70 metri d’altezza. Link a qualche sito di trekking?

Fernando Botero

L’artista Fernando Botero (1932-2023), famoso per le opere dai connotati abbondanti e dagli sguardi persi nel vuoto, è colombiano. A Bogotà c’è il Museo Botero; la piazza principale di Medellin (la seconda città per importanza nonché quella dove nacque l’artista) ospita una serie di statue in bronzo donate proprio da lui. Ad alcune manca qualcosa: a una Venere uno specchio, a un gatto un baffo. Perché un senzatetto munito di seghetto una notte dopo l’altra li ha tagliati e li ha rivenduti per farci su qualche soldo. Morale della storia: li ha venduti a delle persone che lo hanno pagato, sì, ma che hanno pure capito la provenienza degli oggetti e li hanno restituiti al comune. Che da allora li custodisce in un museo, così, tanto per essere più sicuri. E il senzatetto? Per me è ancora in giro per la città che combina affari.

La Colombia del 2024, pur non avendo risolto i problemi di criminalità, narcos, cartelli della droga, ci ha regalato colori, allegria, musica, sorrisi. La sensazione di un Paese che sta andando avanti rispetto al passato, che guarda al futuro e mostra ottimismo. Oltre a grandi bellezze naturali, architettoniche, archeologiche. Per questo, adesso che siamo rientrate, abbiamo deciso di condividere foto e luoghi del viaggio. E pure per sentirci ancora un pochino in viaggio, che fa sempre piacere allo spirito.

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