Amorgos

Egeo d'inverno
(Isole Cicladi, Grecia)

Erano anni che un’idea mi rimbalzava in testa. Andare in un’isola greca in inverno.
Magari la stessa in cui più volte sono stata sul far dell’estate, per vedere come cambiano ritmi, facce, luci e temperatura dell’acqua. Per rispondere alle domande che mi sono fatta nei pomeriggi d’ozio e di sole in spiaggia: quanta gente ci sarà a dicembre? Come impiegheranno il tempo? Sarà freddo, fresco o tendente al tiepido?
Così una volta l’ho fatto. Dicembre: sono salita su un aereo, sono arrivata ad Atene, ho preso l’autobus per il Pireo e da lì la nave, sempre la stessa, quella blu e gialla che prendo a giugno da tanti anni in qua. Come in estate, la Blue Star salpa alle 17,30; dovrebbe arrivare alle 2 del mattino ma abbiamo un’ora di ritardo. Chissà perché alle navi greche piace arrivare nel bel mezzo della notte, luglio o novembre che sia. Chissà, anche, perché non lo cambiano una buona volta, l’orario, tanto non c’è verso che lo rispettino.
Alloggio nella Chora, il cucuzzolo bianco contornato di mulini. Bianco, perché quello è il colore delle casette basse e piatte delle Cicladi. Cucuzzolo, perché il villaggio è in alto rispetto al porto di Katapola: un’ora a piedi, 5 chilometri di tornanti in macchina.
 All’arrivo viene a prendermi Maria, la proprietaria della pensione che ho prenotato. Tutte le altre volte vado su e giù a piedi, lungo uno dei tre sentieri che collegano le case bianche in alto e le case bianche in basso.
La Chora a dicembre è popolata di vento e silenzi che corrono tra i muri diroccati dei mulini affacciati sul mare.
Un’isola piccola come questa in inverno è un posto per anime solitarie ed essenziali. Per quelli a cui va bene mangiare due uova e un’insalata e passare le serate a leggere. Non che non ci sia nessuno, intendiamoci. Una decina di persone al giorno le incontro, in paese. Mi salutano, le saluto, scambio qualche parola e scopro che in Grecia fuori stagione sarebbe meglio sapere il greco: quelli che parlano inglese non sono per strada né a fare la spesa o a bere un bicchierino di ouzo. Si vede che l’inglese lo parlano soprattutto quelli che hanno a che fare con i turisti, che sono andati via o stanno facendo altro. Così finisce che dopo qualche frase striminzita le conversazioni fanno fatica a volare. Quasi quasi mi metto a studiarla, la lingua di Omero. Comunque io nel silenzio non mi sento sola. Sarà la quiete che accoglie, sarà la bellezza che precede i miei passi. Sarà il mare che si apre davanti a me con i gabbiani che gli fanno compagnia.
Cosa si fa in un’isola in inverno? Si va in spiaggia: sì, l’aria è tiepida e il sole dora la braccia, si percorrono sentieri, si scattano foto di monasteri e villaggi, si contano i gatti del quartiere e ci si siede ai caffè.
Io, che ho un cuore solitario, mi ci trovo benone.
Quando si avvicinano le feste nella piazzetta principale viene allestito un presepio con le figure di cartone. Lo stesso giorno i ristoranti chiudono: gli isolani vanno in blocco ad Atene per le vacanze di Natale. Restano aperti due caffè, quello all’inizio e quello all’uscita del paese, e tre minimarket. Perché fanno il presepio e poi chiudono tutto? Boh, non so che dire.
Chi non parte perché lavoro ne ha parecchio è l’impiegato della posta, che ha il riporto e gli occhiali d’oro. Ogni mattina una fila di persone aspetta di ritirare pacchi ordinati su Internet: valigie, scarpe da ginnastica, telefoni, tutta roba quello che sull’isola non si trova. Sono la sola a comprare due francobolli. Per arrivare le cartoline ci mettono un mese e mezzo. Però arrivano.
Grecia in dicembre significa avere i sentieri tutti per me, camminate memorabili in compagnia di capre e caprette e sole che dora la pelle. E significa autonoleggi chiusi e niente autobus, a parte quello della scuola che segue un itinerario e un orario che non coincidono con niente.
Fai l’autostop”, mi dice Maria, “qui è sicuro”. Seguo il suo consiglio et voilà: quando i piedi si rifiutano di andare, riesco sempre a trovare una macchina che mi porti dove devo.
Al porto c’è più animazione che su alla Chora: a Katapola ci sono più facce e più negozi, c’è anche qualche straniero, due russi con la canna da pesca, una francese che ripete frasi in greco con le cuffie in testa. Ci sono le barche ormeggiate, i bambini in bicicletta e il pope con il cappello a cilindro. E buganvillee fucsia e arancioni, ulivi con le fogliette crocchianti, asini che portano su e giù quello che occorre. E panettieri che sfornano le sfoglie con il formaggio feta e gli spinaci senza le quali non sarebbe pensabile una vacanza in Grecia. Inverno o estate che sia, la Grecia ha inventato le colonne doriche e la tyropita.
Ed è sempre, proprio sempre, una piccola, essenziale magia.

NOTE PRATICHE

*** Dove ***
Amorgos è l’isola più orientale delle Cicladi e la più vicina all’arcipelago del Dodecanneso. Dal Pireo ci vogliono 8 ore in nave.
***
Come ***
I traghetti sono operativi anche in inverno, anche se con minore frequenza. I collegamenti da e per il Pireo sono gestiti da Blue Star Ferry, 3-4 volte alla settimana. Da e per Naxos e le altre Piccole Cicladi, invece, c’è lo Skopelitis Express, 5 volte alla settimana. Per gli orari si può consultare Ferry Hopper.
*** Dormire e mangiare ***
Prenotare una stanza può rivelarsi utile: le pensioni, in maggioranza chiuse, aprono a richiesta su prenotazione. Potete prenotare su siti quali booking o scrivere direttamente alle pensioni presenti sull’isola domandando se siano aperte. Ci sono dei siti nei quali sono raggruppati gli indirizzi della maggior parte delle strutture ricettive dell’isola, ad esempio amorgos.com
Per mangiare occorre accontentarsi: la maggioranza dei ristoranti sono chiusi. Restano aperti i panettieri, i caffè, dove è sempre possibile fare uno spuntino, i minimarket.
Come detto, comunicare sull’isola. può risultare complicato se non si sa il greco: oltre al linguaggio dei gesti, che avvicina molto, culturalmente, greci e italiani, può essere utile utilizzare scaricare una App con un traduttore per smartphone.
*** Clima ***
In generale il clima è mite. Nelle giornate di sole si sta in maglietta, ho visto gente fare il bagno, anche se io non ci sono riuscita (sinora). Capitano anche giornate fredde, pomeriggi di pioggia e notti mirabilmente tempestose: mettete in valigia sia il costume sia capi d’abbigliamento pesanti.

IL MIO CONSIGLIO

ora ti svelo un segreto...
Andate a piedi! Amorgos è un’isola da scoprire camminando: molti i sentieri escursionistici, buona la rete segnaletica. È possibile procurarsi le mappe nelle librerie di Katapola (il porto). Il pregio dell’inverno è, ovviamente, che si evita la calura: i percorsi infatti si snodano spesso in zone prive di vegetazione e, quindi, sempre al sole. È il caso, per esempio, di due tra le mie mete preferite: la traversata da Chora a Aegiali e l’ascesa al Profitis Elias. Altre camminate molto belle (e meno impegnative) sono quella che collega i paesini di Lagadha e Tholaria, nella parte meridionale, e quella che porta all’incredibile monastero di Panagia Hozoviotissa, incastonato nella roccia color arancia. Prenotate un alloggio con il condizionatore, sia che scegliate uno studio, sia che optiate per una stanza economica. Abitualmente le strutture turistiche delle isole non hanno il riscaldamento, visto che la gente ci va nei mesi estivi. Il condizionatore consente di far girare l’aria calda, assai utile la sera: dopo il tramonto la temperatura si abbassa.
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